Luciana Savignano, étoile del Teatro alla Scala di Milano

Considerata una stella pari a ballerini come Carla Fracci e Rudolf Nureyev, applaudita dalla critica europea, esaltata dalla critica di balletto e danza Vittoria Ottolenghi. Luciana Savignano si forma presso la Scuola di Ballo della Scala di Milano dove viene ammessa nel 1953. Nonostante fosse particolarmente dotata, aveva infatti una schiena flessibilissima e una notevole apertura delle gambe, c’ erano delle caratteristiche in lei che la facevano sentire insicura: il viso dai tratti orientali con i grandi occhi a mandorla e le labbra carnose che spingevano i maestri a chiamarla “giapponesina” e “coreana” e la spiccata altezza per via della quella ai saggi spesso le facevano interpretare ruoli maschili mettendola molto a disagio. Il passaggio della direzione della scuola a Esmée Bulnes che credeva molto in lei e che le ripeteva sempre che sarebbe potuta arrivare dov’era la Fracci le darà però la spinta decisiva per impegnarsi e rendere giustizia alle sue rare doti fisiche. Si diploma nel 1961. Per una serie di fortunate coincidenze che la portano prima a sostituire grandi ballerine in ruoli importanti e poi ad essere lei stessa scelta per altri ruoli diventa un elemento promettente del corpo di ballo e nel 1963 viene scelta insieme ad altre ragazze per un corso di perfezionamento di sette mesi al Teatro Bol’šoj di Mosca. Appena rientrata alla Scala Luciana con un bagaglio evidente di progressi interpreta diversi ruoli solistici senza che però le venga mai proposto nulla di importante che faccia decollare la sua carriera. Questo è dovuto in parte alle sue caratteristiche fisiche che non le consentono di essere totalmente apprezzata in un teatro che rimane rigido alle tradizione come quello di Milano che preferisce concederle ruoli sensuali piuttosto che lasciare che una Giselle o un’Aurora siano interpretate da una donna con questi tratti somatici e queste linee così rigide; in parte alla sua concezione della danza che per lei era un piacere indipendentemente dall’importanza del ruolo e dal successo ed inoltre al fatto che la Savignano voleva essere realmente apprezzata e scelta dal suo coreografo ed è sempre stata lontana dalle dinamiche di impossessamento delle parti che si verificano all’ interno dei corpi di ballo. Nel 1968 arriva la svolta perché Mario Pistoni la sceglie saltando la gerarchia delle prime ballerine in compagnia come ballerina solista per Il mandarino meraviglioso, su musica di Béla Bartók, con il quale ottiene la sua prima importante affermazione nel mondo della danza. Nel 1972 diventa prima ballerina alla Scala per diventare tre anni dopo, nel 1975, étoile. Maurice Béjart la invita nella compagnia Ballet du XXe siècle dove interpreta la Nona Sinfonia; in seguito Béjart crea per lei Ce que l’amour me dit con Jorge Donn. Interpreta inoltre Romeo e Giulietta, Bakti, Bolero, Leda e il cigno e contemporaneamente alla Scala danza nel Lago dei Cigni, La Bisbetica Domata e Cenerentola.
Nel 1994 Maurice Béjart la fa danzare ne La Voce tratta da La Voix Humaine di Jean Cocteau e in Boléro su musica di Maurice Ravel. Nello stesso anno si esibisce negli spettacoli A la memoire (Mahler), Carmina Burana (Orff) e in Orpheus (Stravinskij).
Dal 1995 collabora con la coreografa Susanna Beltrami con la quale fonda nel 1998 la Compagnia Pier Lombardo Danza (oggi: Compagnia Susanna Beltrami). Dal sodalizio con la Beltrami viene prodotto anche lo spettacolo “Ukiyo-E – il fluire di una stella” eseguito in diversi teatri italiani. Nel 2009 è uno dei giudici del talent show di Rai 2 Italian Academy 2.
Nelle stagioni 2010-2011 interpreta, in tournée in Italia, il ruolo della Regina Thalassa nello spettacolo Shéhérazade (Rimskij-Korsakov) del Balletto del Sud con le coreografie di Fredy Franzutti, la collaborazione con la compagnia e con il coreografo riprende nelle stagioni 2018 e 2019 con la partecipazione allo spettacolo Le ultime parole di Cristo (Mercadante); nel settembre 2012 interpreta il ruolo di Don Juan nell’omonimo spettacolo del coreografo Massimo Moricone al Teatrino di Corte del Palazzo Reale (produzione del Teatro San Carlo di Napoli).
Negli stessi anni si ricordano, inoltre, le importanti collaborazioni con il coreografo Micha van Hoecke realizzate al Teatro alla Scala di Milano e al Ravenna Festival.
Luciana Savignano è impegnata anche nel sociale, come testimonial a titolo gratuito delle associazioni italiane confederate per la malattia di Parkinson.
Nell’aprile del 2016 è stata pubblicata la sua biografia Luciana Savignano, l’eleganza interiore, scritta dal danzatore Emanuele Burrafato ed edita da Gremese.
Nel marzo del 2019 è stato pubblicato il libro Conversazioni private con Cristiano Cassani e curato da Olga Karasso, Edizioni del Foglio Clandestino. Nel febbraio del 2020 viene stampata la seconda edizione.

(Fonte Wikipedia)