Robert Gligorov, artista

Macedone di nascita ma ligonchiese d’adozione, ha stabilito nel corso degli anni un forte legame con il nostro paese, che frequenta assiduamente soprattutto nel periodo estivo. Andiamo a conoscere Robert attraverso un’intervista rilasciata recentemente all’associazione culturale “Amici dell’Atelier”.

L’artista, che vive e lavora a Milano, trascorre a Ligonchio – paese della famiglia della moglie Valentina – parte del suo tempo di riposo estivo e qui ha trovato luoghi di ispirazione e al contempo bisognosi di un’attenzione e una cura soprattutto artistico-culturale.
Da molto tempo Robert Gligorov pensa che l’arte e le mostre debbano incontrare spazi e tempi al di fuori di musei e gallerie e c’è da parte sua un’autentica curiosità ad esplorare luoghi che possano ospitare l’arte contemporanea.
Per l’installazione delle sue opere – 10 fotografie di grande formato – Robert Gligorov ha scelto nel paese muri ampi di abitazioni private, alberghi e sedi istituzionali. “Il contorno” – dice l’artista -“fa parte dell’opera: le crepe nel muro, l’ombra, la luce, la macchina parcheggiata vicino, i fili elettrici e altri oggetti presenti nel sito prescelto. Così l’opera non la si contempla solo frontalmente e lo spettatore è dentro l’opera”.
“Sono attento allo stupore, alla meraviglia che suscita lo sguardo dell’osservatore sull’opera. Altrettanto sono interessato all’indifferenza o all’interpretazione che appaga l’ego personale di coloro che dentro all’opera vedono qualcosa del proprio vissuto o della propria conoscenza dell’arte. Per questo mi piace la teatralità e lo spettacolo che cerco di contemplare nel mio pensiero artistico”.
Gligorov ha concepito queste installazioni come temporanee, ma il paese, i suoi abitanti e i visitatori con l’apprezzamento e la curiosità nei confronti delle immagini proposte hanno fatto sì che questa mostra a cielo aperto si trasformasse in un’esposizione semipermanente. Più che il contenuto delle opere, quello che sembra aver colpito maggiormente gli abitanti del paese e’ stata l’idea di animarlo come in una sorta di video-gioco di immagini. L’artista ha espresso interesse per una proposta di installazioni permanenti, che richiederebbero, però, tecnologie più adeguate all’esposizione nel tempo delle opere stesse.
L’intento di Gligorov non e’ monopolizzare il luogo ma quello di inaugurare un’iniziativa artistica aperta ad altri artisti o a mostre collettive.
Parlando del suo percorso artistico Robert Gligorov ha dichiarato “non sono un uomo dell’accademia, ho fatto molte esperienze artistiche e creative; amo la trasversalità senza maestri. L’artista deve essere libero e innovativo. Senza questi elementi si è, casomai, buoni artigiani, ma non artisti. L’artigiano segue percorsi più legati all’esecutività che non alla ‘creazione dell’opera’. La libertà nell’arte è un privilegio” e ancora “devo avere il tempo per il pensiero e la riflessione, non potrei essere occupato solo dall’organizzazione del lavoro creativo con convegni, mostre, cataloghi…per creare occorre pensare. Il tempo che si dedica al pensiero è un dono. L’artista si misura con il ‘già detto e l’innovazione. L’arte è come la filosofia: un’attività concettuale e speculativa, infatti l’opera ha a che fare con la visione del mondo di chi la produce”. Inoltre, “l’arte non è una narrazione, se lo fosse gli artisti sarebbero illustratori e non creatori”.
Gligorov ha raccontato della sua formazione, da sempre legata alla natura, al rapporto Uomo- Pianeta-Cosmo. L’infanzia, trascorsa nell’ex Jugoslavia, è stata caratterizzata da un dialogo costante con l’ambiente, gli animali, le piante.
Un’ ulteriore dimensione di vita, fondamentale per Gligorov, è lo sport, praticato a buoni livelli e con la funzione di dare equilibrio e compensare la compulsività nel ‘fare le cose’.
L’artista, infine, ha parlato del rapporto tra arte e tecnologia, asserendo: ”il mio lavoro è andato avanti con la tecnica e la tecnologia del mio tempo. Mi piace fare dialogare il pensiero e l’immagine in modo seduttivo, con l’ausilio della migliore innovazione tecnologica. Questo dialogo trova la sintesi nel simbolo, nell’opera iconica”.